Gli ultimi mesi sono stati i più ballerini, non solo per l'oro ma per l'economia in generale. Gli ultimi giorni, invece, i più neri. Al punto che tutti i miliardari in prima fila al giuramento del Presidente Usa Donald Trump - proprio quelli che durante la sua campagna elettorale avevano tratto maggiori benefici, guadagnando a dismisura - hanno perso svariati milioni. I maggiori perdenti della presidenza Trump sono infatti i miliardari che lo hanno sostenuto. Il primo fra tutti ad aver visto le sue aziende crollare a picco è stato il consigliere del neoeletto Donald Trump, Elon Musk. È lui il più colpito, con la perdita di 148 miliardi. Ma sprofondano nel rosso anche i conti di Jeff Bezos e Mark Zuckerberg. In questo clima di profonde incertezze globali, di paura per l'andamento dei conflitti nonché per le conseguenze dei dazi voluti proprio dla presidente Usa Trump, solo sette settimane dopo il suo insediamento, cinque dei super-miliardari che avevano guadagnato di più in vista della sua nomina, hanno perso in Borsa un totale di 209 miliardi di dollari. A dirlo è il Bloomberg Billionaires Index. Dunque dopo un inizio ottimista, la scommessa sul magnate non ha ripagato. Un effetto Trump completamente diverso da quello che ci si aspettava e da quello che si prospettava all'inizio della sua seconda presidenza.
Che l'elezione di Trump avrebbe avuto conseguenze dirette su tutte le borse, compresa quella dell'oro, era cosa risaputa
Avevamo già affrontato l'argomento in questo articolo, spiegando come l'indebolimento dell'oro fosse direttamente collegato al rafforzamento del dollaro. O, per meglio dire, come il valore dell'oro sia iversamente proporzionale a quello del dollaro. Subito dopo il secondo mandato di Trump infatti l'oro aveva perso posizioni in borsa. Per poi iniziare la sua corsa sulle montagne russe. Come fa sempre, e come abbiamo spiegato in quest'altro articolo.
Adesso continua il clima di incertezza. E a preoccuparsi non sono solo i miliardari seduti in prima fila al giuramento di Donald Trump. Tra attesa dei dazi e rischi di recessione, quello della scorsa settimana è stato soprannominato come "Il lunedì nerissimo delle borse". Non solo americane, ma anche europee. Chi pensava che con Trump l'economia sarebbe andata meglio ha dovuto infatti ricredersi, perché tutte le borse sono crollate, in quello che è stato un mese difficile per i mercati, con i tre principali indici che hanno azzerato i guadagni registrati dopo le elezioni presidenziali americane di novembre. A generarlo sono principalmente i timori per l’impatto dei dazi. E lo stesso Trump non aveva escluso il rischio di una recessione, dichiarando che l’economia statunitense avrebbe vissuto "un periodo di transizione".
Ma se tutte le borse crollano, l'oro costituisce un caso a sé, grazie alle sue peculiarità
Infatti nei primissimi giorni della nuova era Trump era sceso, poi aveva iniziato a fare un po' su e giù, attestandosi però su valori standard. Poi, ancora, è arrivato ai massimi storici. Proprio i dazi imposti da Donald Trump e la paura delle loro conseguenze avevano fatto brillare il bene rifugio, portandolo ai massimi storici e facendolgi toccare la cifra record di 91,094 euro al grammo. Equivalenti a quasi 3mila dollari all'oncia (all'incirca 2957).
Spinto da un contesto sempre più incerto ma anche dalla sua natura di asset finanziario 'autonomo', l'oro era infatti schizzato alle stelle. A questa sua caratteristica si aggiunge infatti il suo essere configurato come "bene rifugio per eccellenza" (ne abbiamo parlato in questo articolo, spiegando come proprio nei periodi di incertezza globale il metallo giallo rappresenti un'ancora di salvezza per gli investitori di tutto il mondo. Qui invece avevamo spiegato in che modo la quotazione dell'oro e la guerra in Medio Oriente fossero collegate tra loro).
Dunque, dicevamo, era schizzato alle stelle. Poi l'oro è sceso rispetto al massimo storico. E di molto (ma, attenzione, si tratta sempre di cifre molto alte). Infatti la scorsa settimana la sua quotazione ha toccato il picco basso degli 85 euro al grammo. Come si vede benissimo dal grafico all'inizio di questo articolo.
Fortunatamente questo declino è durato soltanto qualche giorno. Ieri sera infatti la sua quotazione si aggirava intorno agli 89,700 euro al grammo, dunque vertiginosamente vicina al massimo storico.
Insomma, per farla breve la quotazione dell'oro nell'ultimo mese è salita fino al massimo storico, è scesa toccando un picco bassissimo, ha iniziato la risalita attraversando giorni di relativa stabilità (basti pensare che per due giorni consecutivi, dal 14 al 16 marzo la quotazione è rimasta letteralmente immutata), e ha continuato a risalire vertiginosamente. Come fa sempre.
Basta vedere un grafico delle quotazioni per accorgersi di quanto è salito negli ultimi mesi.
Per renderti invece conto dei tumulti che ha attraversato nel mese di marzo 2025, basta consultare il nostro grafico interattivo: qui puoi consultare in ogni momento il grafico di Goldness Price dedicato alle quotazioni spot di oro, argento, platino e palladio.