Ci eravamo già chiesti qualche tempo fa in che modo l'elezione di Donald Trump a Presidente degli Stati Uniti d'America potesse incidere sulla quotazione dell'oro, e ne avevamo parlato in questo articolo. Questo perché, sin dalle prime ore, la sua elezione aveva smosso le acque, determinando alcuni cambiamenti nelle borse. Ad esempio immediatamente dopo la notizia della sua elezione alla presidenza degli Stati Uniti il dollaro aveva ripreso forza, il Bitcoin aveva toccato un nuovo record storico (che nei giorni successivi ha poi battuto, segnando di volta in volta un nuovo record con sé stesso), il petrolio era sceso. E l'oro si era mostrato piuttosto ballerino, perdendo qualche punto. Una circostanza prevedibile, se si pensa che il valore dell'oro è influenzato da una serie di fattori e, soprattutto, è inversamente proporzionale a quello del dollaro. Dunque se il dollaro acquista, l'oro perde. Ma in quest'altro articolo, tra le altre cose, abbiamo parlato di tutti i fattori che influenzano la quotazione dell'oro. Al primo posto dei quali si trovano le circostanze geopolitiche e sociali.
Ma ora torniamo a noi e vediamo che effetto sta avendo la politica di Donald Trump sull'oro
Dunque, dicevamo che sin dai primi momenti dall'elezione di Donald Trump ci sono stati alcuni cambiamenti nei mercati. Adesso però, le politiche messe in campo dal nuovo Presidente degli Stati Uniti d'America stanno impattando sui mercati. Nello specifico, la politica di Donald trump sui dazi, oltre a far scattare la ritorsione cinese, ha determinato una serie di cambiamenti nei mercati. E ha fatto schizzare l'oro al record di 2.880 dollari l'oncia, ovvero all'incirca 88,90 €/g. Un record storico incredibile. Basti pensare infatti che a metà gennaio, come abbiamo visto in questo articolo, era a 84,390 €/g. Insomma, per dirla in breve, dall'inizio dell'anno ad oggi l'oro ha fatto registrare un incremento superiore all'8,5%.
Quello tra Usa e Cina è un vero e proprio scontro commerciale, che vede finire nel mirino energia, auto, macchine agricole e metalli. E se per Canada e Messico i dazi annunciati del 25% sono stati poi rimandati di trenta giorni, a seguito del colloquio con i leader canadese e messicano, rispettivamente Justin Trudeau e Claudia Sheinbaum - quest'ultima che ha promesso di inviare immediatamente 10mila soldati al confine con gli Usa per fermare il flusso di fentanyl e le immigrazioni illegali provenienti dal Messico -, con la Cina la posizione è stata molto più dura. E ha fatto scaturire un contraccolpo di Pechino.
Dunque prima la decisione di Trump di istituire dazi del 10% sulle importazioni. Poi, due giorni fa, Pechino, in risposta ai dazi annunciati dal Presidente americano, come riporta il Sole 24 Ore, ha deciso tariffe in direzione degli Stati Uniti del 15% su carbone e gas naturale liquefatto, più un ulteriore 10% su petrolio, attrezzature agricole, pickup e alcuni tipi di automobili. Decisa inoltre una stretta all'export di metalli strategici. Tutte misure che, come dichiarato, servono a contrastare i piani americani pronti ad entrare in vigore dal 10 febbraio. Intanto la politica Usa di aumento dei dazi raccoglie sempre più critiche e secondo uno studio Pictet Weahlt, con tariffe al 25% su Canada e Messico, il Pil Usa potrebbe scendere fino a un punto percentuale e accelerare la crescita dell'inflazione. E allora, ecco spiegato perché l'oro sale.
In questo clima di profonda incertezza continua la corsa all'oro, così come avviene sempre in tempi incerti
Lo stiamo ripetendo e lo ripeteremo fino all'infinito: l'oro è il bene rifugio per eccellenza in tempi di crisi. E per tempi di crisi si intende qualunque periodo incerto. Dunque la sua quotazione tende a salire nei periodi di incertezza. E tutti gli investitori si affidano all'oro quando i mercati sono ballerini. Ne abbiamo parlato in questo articolo. Basti pensare che è salito subito all'indomani dello scoppio della guerra in Ucraina, o di quella in Medio Oriente. E, dunque, è la stessa cosa che sta accadendo ora.
La politica protezionistica di Donald Trump e i dazi incrociati fra Stati Uniti e Cina hanno dato un'ulteriore spinta all’oro. L’impennata del metallo prezioso incorpora infatti tutte le incertezze geopolitiche e le preoccupazioni per i riflessi di una possibile vera e propria guerra dei dazi fra Stati Uniti e Cina, con tutte le incertezze che ne derivano. E in questo clima di incertezza l'oro è il bene rifugio per eccellenza.
Anche se, in questo caso, gli scenari sono del tutto imprevedibili. Secondo alcuni studiosi infatti, si tratta di un'arma a doppio taglio. O, per meglio dire, di una medaglia dalla doppia faccia. Se è vero, come sostengono alcuni studiosi, che i dazi avranno un effetto boomerang, con la crescita dell'inflazione come ritorno, proprio quest'ultima potrebbe avere effetti negativi sull'oro, poiché costringerebbe la Banca centrale degli Stati Uniti d'America, la Federal Reserve, a bloccare l'aggiustamento al ribasso dei tassi. Ma staremo a vedere cosa succederà. Anche perché non bisogna dimenticare che c'è da vedere come andrà a finire l'ipotesi che si sta analizzando a Washington di imporre dazi del 10% per tutte le importazioni provenienti dall'Europa.